e delle Parche il canto...






Una croce è una figura geometrica che è fatta di due linee o barre che si incrociano con un angolo retto, in maniera tale che una di esse (o tutt'e due) venga divisa a metà. È uno dei simboli umani più antichi.


gruccia
grùc·cia/
sostantivo femminile
    1. 1.
      Apparecchio ortopedico (detto anche stampella ), costituito da un lungo bastone biforcato nella parte superiore a sostenere un appoggio per l'ascella, oppure munito di un'impugnatura per la mano e di un sostegno per l'avambraccio, usato da pazienti con uno degli arti inferiori parzialmente o totalmente amputato o immobilizzato.
    2. 2.
      arcaico
      Gamba di legno.
    3. 3.
      estens.
      Arnese costituito essenzialmente da una traversa modellata e munita in alto di gancio, per tenere appesi i vestiti.
    4. 4.
      arcaico
      Ciascuno dei puntelli che sostengono la nave sullo scalo.








https://it.wiktionary.org/wiki/gruccia




Etimologia discussa, forse dal germanico longobardo krukkjia (confronta tedesco Krücke), bastone a uncino o a croce, che può essere accostato al latino crux, crucis "croce"

https://it.wikipedia.org/wiki/Croce

La storia della gruccia risale al XIX secolo, si narra che fu Thomas Jefferson (1743 – 1826presidente degli Stati Uniti d'America e inventore (infatti inventò fra le altre cose un cifrario, noto all'epoca con il nome di Wheel Cypher, più tardi divenuto anche famoso come Rullo di Jefferson) ad inventare il prototipo del gancio di legno per i vestiti.



favette dei morti


E’ un dolce dalla storia antica, spiega l’Artusi nel suo fondamentale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” “sogliono farsi per la commemorazione dei morti e tengono luogo nella fava baggiana, mossia d’orto. Tale usanza deve avere la sua matrice nell’antichità più remota, poiché la fava si offriva alle Parche, ad Ade e Persefone…”. Si riteneva che potessero mettere in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti. Tale credenza, presente in quasi tutte le civiltà che si sono affacciate al Mediterraneo, trova, probabilmente spiegazione nel fatto che il legume possiede delle radici lunghissime, che scendono in profondità nel terreno.
Era usanza romana distribuire ai funerali fave secche, simbolo dell’anima dei defunti e servite come piatto principale nei banchetti funebri. Si credeva che all'interno di esse fossero racchiuse le anime dei defunti. Con il passare dei secoli, le fave furono sostituite da dolcetti che ne ricordavano la forma, da qui l'origine del nome. Ciascun colore ha un suo significato e rappresenta un momento differente dell’esistenza umana: il bianco simboleggia la nascita, il rosa indica la vita e il marrone la morte.







Le Parche (in latino Parcae), nella mitologia romana, sono il corrispettivo delle Moire greche, assimilabili anche alle Norne norrene.

Figlie di Giove e Temi (la Giustizia), esse stabilivano il destino degli uomini. In arte e in poesia erano raffigurate come vecchie tessitrici scorbutiche o come oscure fanciulle. In un secondo momento furono assimilate alle Moire (ClòtoLàchesi e Àtropo) e divennero le divinità che presiedono al destino dell'uomo.
La prima filava il filo della vita; la seconda dispensava i destini, assegnandone uno a ogni individuo stabilendone anche la durata; la terza, l'inesorabile, tagliava il filo della vita al momento stabilito. Le loro decisioni erano immutabili: neppure gli dèi potevano cambiarle. Venivano chiamate anche Fatae, ovvero coloro che presiedono al Fato (dal latino Fatum ovvero "destino")[2].
Nel Fòro, in loro onore, erano state realizzate tre statue, chiamate tria Fata ("i tre destini")

 Bernardo Strozzi. Le tre Parche. 

Din don - campanon
 quattro vecchie sul balcon
una che fila - una che taglia
una che fa - cappelli di paglia




dei sepolcri | ugo foscolo



...
Silenzi si spandea lungo ne’ campi
Di falangi un tumulto e un suon di tube
E un incalzar di cavalli accorrenti210
Scalpitanti su gli elmi a’ moribondi,
E pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
...






 

e delle Parche il canto. Gruccia in legno, 200 favette in ceramica, 90 giorni. 2018. Maria Giovanna Morelli
maria giovanna morelli site's



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